giovedì 6 febbraio 2020

Sulla poesia lirica



Sembra che in Italia - almeno così emerge dalle ultime valutazioni in ambito OCSE - comprendere uno scritto rappresenti un’impresa difficile. Questo può spiegare il perché la lettura non riesca ad evolvere ad abitudine nazionale, ma produce il paradosso di come ciò possa coesistere con le migliaia di edizioni che annualmente vengono alla luce.
In questo contesto la Poesia, genere letterario, risulta essere pressoché scomparsa: prima dagli scaffali delle librerie - che offrono oramai soltanto qualche intramontabile classico – poi dai comodini delle case ed infine e soprattutto, dalle esigenze culturali dei più, giovani o vecchi che siano.
Malgrado la Scuola continui ad inserire nei suoi programmi la Poesia come elemento di utilità storica e formativa, alla conclusione degli studi la lettura dei versi vien meno, velocemente decade e soltanto qualche anelito nostalgico la riporta episodicamente ad una fugace ripresa. Più spesso in realtà l’abbandono è definitivo e senza rimorso: un atto condiviso e considerato naturale.
Se l’analisi relativa ai lettori di testi poetici per ciò appare facile e scontata, le considerazioni in merito agli scrittori di versi risultano meno ovvie e più articolate. E questo perché tali scrittori esistono, sono numerosi ed abitano soprattutto l’ambito della poesia lirica. Adolescenti irrequieti, adulti in crisi ed anziani in pensione si cimentano scrivendo in segreto poesie improvvisate: più un luogo dello spirito che un’arte, uno sfogo consolatorio o, meglio, uno strumento di espressione di parti di Sé poco esplorate. La prova della solida consistenza numerica di questa schiera di aspiranti artisti è evidenziata dall'industria editoriale che, non potendo più rivolgere la propria offerta ad un pubblico di lettori, tenta le ambizioni degli esordienti scrittori con reiterate pubblicità e edizioni delle opere degli stessi – con i costi ovviamente a carico dei poeti - sostenendo così il business della vanagloria, amplificando la deriva culturale e riempendo i magazzini di libri invenduti.
Eppure, l’attuale frequentazione della poesia lirica induce a porre attenzione curiosa al fenomeno.
La scrittura in versi sembra essere funzionale ad avvicinare efficacemente la dimensione profonda e sentimentale dell’animo contemporaneo. La possibilità di usare una parola capace di smarginare dal consueto codice comunicativo, l’uso di figure metaforiche e del loro senso plurale, il rimando ad un segreto quanto affascinante significato ermetico dei contenuti, donano alla poesia lirica potenza espressiva, il permesso di inseguire l’indicibile e la forza di valicare l’ordinario confine simbolico, proprietà che ad altri generi letterari sono precluse. E se la letteratura nel passato, assieme alla religione e alla filosofia, ha contribuito enormemente alla formazione, all'indirizzo emotivo e alla crescita personale degli individui, oggi la riscoperta di un consapevole linguaggio poetico può facilitare, proseguire e migliorare la qualità di quel percorso. Anche la nascita della psicologia moderna non ha esautorato dal suo ruolo la poesia lirica, anzi ha trovato in essa una sinergia ed una condivisione proficua. Si potrebbe sottolineare addirittura, viceversa, quanto abbia contribuito all'arte poetica la coscienza psicologica della dimensione emotiva.
All'indubbia capacità comunicativa della poesia lirica e al suo stato riconosciuto di valore sociale, si affiancano, ora e sempre più, nuovi apporti tecnologici, in grado di competere per seduzione ed efficacia espressiva. Ad esempio, la facile riproducibilità e fruizione della musica, coniugata al testo e all'immagine, ha permesso una vasta produzione di video che sembrano ben rispondere alle esigenze sentimentali dei giovani. Il vantaggio è indubbio: suono, parola, immagine si integrano a vicenda e coinvolgono rapidamente il fruitore, offrendogli la ricompensa emotiva che andava cercando. Ma questo ne rappresenta anche il limite: spesso una musica mediocre, dei versi banali sostenuti da effetti speciali, possono diventare rapidamente popolari e poi altrettanto velocemente annichilirsi. Può essere che alcune canzoni possiedano validità testuale, ma una volta separate le parole dalla musica e tutto dall'immagine, spesso il limite palesa: i versi restano in superficie, soffrono d’eccessiva servitù alla melodia, rischiano di insistere troppo sugli stessi contenuti. Anche nei social, aforismi, motti e poesiole contribuiscono all'inflazione espressiva, rendendo talvolta indistinguibile la produzione artistica dalla pubblicità, l’atto creativo dal copia-incolla, il falso dall'originale.
La poesia lirica, anche quando è modesta, proprio perché oramai lontana da ambizioni economiche e da esigenze di popolarità immediata, ha invece conservato molto spesso l’impegno e il rispetto per la parola. Una serietà condivisa con la solitudine. Questo la rende forse elitaria, difficile e poco immediata, ma evidenzia il desiderio e la richiesta di uno strumento idoneo ad esprimere la complessità, la profondità e la particolarità dell’animo umano. Sottraendola dalle facili tentazioni del consumismo culturale, proteggendola nella sua specificità e sostenendo i suoi naturali spazi vitali, l’esperienza poetica potrà ancora regalare al mondo la sua verità nascosta e la sua straordinaria molteplicità. 

                                                                                                                                                               
La scuola, il sistema bibliotecario e le istituzioni possono svolgere a riguardo un ruolo fondamentale di sostegno ed indirizzo. All'associazionismo culturale, attraverso l’incontro, il confronto, il dibattito aperto tra e con gli autori, resta il compito di delineare l’ambito dove l’esangue brace della parola possa ritrovare lo stupore d’essere fiamma, bagliore della bellezza, meraviglia della Poesia. In questa fucina oramai non si forgiano grandi artisti, si formano per lo più e pian piano persone migliori. Un’umanità in cerca di se stessa ed un’arte preziosa.



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