Se tu ti chiedessi perché
il nulla della vita
continui a pesarlo a quintali
e ti ostini a valutarlo in oro,
capiresti che a grammi e sorrisi
il nulla, almeno, sa diventare poco,
e, in quel poco,
anche il bianco e nero
sanno essere a colori.
Se tu ti chiedessi perché
il nulla della vita
continui a pesarlo a quintali
e ti ostini a valutarlo in oro,
capiresti che a grammi e sorrisi
il nulla, almeno, sa diventare poco,
e, in quel poco,
anche il bianco e nero
sanno essere a colori.
Io so quanto importante sia non avere niente:
quanto preziosa sia l’acqua quando si ha sete
quanto valgano, nella fame, due gallette.
Conosco il valore dell’aria uscendo d’ospedale,
la dolcezza dell’addio sulla porta del carcere.
So quanto vale un tetto quando piove,
cosa sia il coraggio dinnanzi alla morte.
Credo che il poco possa dare tanto
quando lo si può capire.
Eppure, c’è chi, per incuria,
non vuole e non lo sa sentire.
Capita ai più
che un torrente di piccoli gesti
diventi fiume di abitudini
e si faccia poi tedio,
pacifico mare di noia.
In quello scorrere di giorni e anni,
puoi scrutare quel che dopo,
a riassunto, chiamerai vita,
e poco servirà, d’improvviso,
sentirla povera
perché, come la tua, simile,
è anche quella degli altri.
Nel fondo del fondo,
altro non c’è che un fondo.
La ricchezza, semmai,
sta nell’ inventarne la gioia.
Come che sia, come si può, come si sa:
lasciare la vita alle sue possibilità
è donare a ogni carta il brivido
d’esser l’ala danzante d’un aquilone.
Nel mentre la piazza si animava
di voci, di ombre e di luci
e la festa presagiva d’esser nata,
da lato a lato correva l’indifferenza:
la gente cliccava una tastiera,
i cani pisciavano a guinzaglio,
rimbombavano botti, sbadigli
e rutti di guerriglia annoiata.
Io sapevo solo i tuoi occhi,
e, stretto all’anima,
il tuo candore farsi dono,
antidoto prezioso
contro il veleno del mondo.
Ho conosciuto gente
più triste di me
lamentarsi ognora,
ho conosciuto gente
più felice di me
gioire di nulla,
ho conosciuto gente
bugiarda quanto me
dire a tutti di tutto,
tranne la verità
che rifiuta di capire.
Aspetto ancora di capire perché,
oltre milioni di galassie,
non ce ne sia una in più,
oltre miliardi di stelle,
non ce ne sia una in meno.
Ancora aspetto di sapere perché
sia importante sapere
e cosa significhi importante.
Così, con gli occhi che vedono
e la mente che non tace
ricordo col mio cruccio siderale
lo strazio umano
e il suo bisogno esistenziale.
Fu così
che il cielo notturno si squarciò
e, d’improvviso, comparve
la scia dei satelliti spia,
che il mare prosciugò
e, dal fondo, risorsero
le scorie lasciate dal mondo,
che la pelle dei potenti trasparì
e mostrò l’animale mai estinto
che in tutti albergava.
Anche la banalità del male
ambiva a un selfie di gloria,
ad apparire soltanto un oggi
senz'esser mai stata Storia.
Vengo a cercarti – perché mai? –
tra verde e ghiaini,
foto che già trascolora,
cenere che sei e non eri,
valzer di lumini e guardia
di silenzi intatti.
Non so parlarti che di ieri.
Per ora, soltanto gli occhi,
uno schivare di sguardi
e una voglia d’esserci.
Il più a domani.
(1993)
Come vedi, vivo.
Più in là d’un lifting rifatto
e dell’antiforfora garantito.
Sento ancora il rumore
quando le ciglia battono
e, al prurito, mi gratto.
Come vedi, vivo. E senza vanto.
Per due attimi e un brivido
so gridare ancora.
Se non esisto mi manco.
(1993)
Inizia animato da buoni ideali (i suoi), incontra nuovi e diversi buoni ideali (quelli degli altri) e col tempo diviene statista illuminato (oppure persona senza più ideali).