Non si diventa poveri se prima non si possiedono beni, capitali,
denari da perdere. Caso mai lo si resta. E comunque, in verità, con i soldi il
dilemma vien meno, rasenta la banalità logica, perché tutto si risolve in un
conteggio. Saldo netto: bilancio attivo o passivo.
“Non so se tutto quello che ho perso, concretamente lo
avevo”. La mente spesso ci illude e ci persuade di essere quello che non si è,
e di saper controllare quello che non si può. Convinzioni, emozioni e abilità. Basta
un po’ di piaggeria altrui, una circostanza favorevole e un contesto
autoreferenziale per originare una credenza positiva. Ed un Io tronfio.
Nella vita d’un artista il talento mostra in ciò
aspetti esemplari. Intrigante, difficile da verificare. Talvolta si crede di
possederlo per reputarlo poco dopo soltanto un portato accessorio della
vanagloria. E viceversa, a distanza d’anni, qualcosa di dimenticato riporta in
animo un orgoglio inaspettato.
Anche questo tuo bel post fa riflettere. Spesso abbiamo la pretesa di essere, perché abbiamo, possediamo, se non denaro, certamente capacità. Ci piacciamo quando gli altri ci lodano, gongoliamo sulla nostra, in realtà, miseria. E ci accorgiamo, in casi come questo del virus, che quello che pensavamo di avere, sbiadisce, scolorisce, diventa niente e ci rendiamo conto, tutto ad un tratto, che siamo diventati poveri... abbiamo perso la convinzione... non ravamo ricchi e quindi non abbiamo perso niente di importante. E se ci rendiamo veramente conto di questo, in qualche modo ridiventiamo ricchi di quello che non avevamo o che avevamo ed era accantonato da qualche parte e che è entrato nel nostro essere con azioni di generosità, con pensieri utili e altruisti... sì, perché la ricchezza che abbiamo perso era, come detto sopra,la nostra miseria. Io ti ho compreso in questo modo, caro Giuseppe... Ti auguro fortuna, salute e felicità. Un abbraccio. Ciao
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