Da tempo oramai alcuni raffinati ristoranti sono
soliti proporre ai clienti esperienze sensoriali frutto di appassionate ricerche
gastronomiche. Materie prime insolite, garanzie di qualità, complesse procedure
di lavorazione per chiamare e fissare in memoria la straordinarietà delle
realizzazioni culinarie.
Ricordo il parere di un dirigente scolastico,
giudicato da tutti una buona forchetta e cultore della cucina, a proposito di
una colorata spuma gelificata:” …tanto buona che resti con la fame! Un’ottima frittata
d’aria!”. L’aveva apprezzata, ma anche ribadito che la fame gli era rimasta.
Così, non posso non cogliere l’analogia con tanta Arte
Attuale. Buona arte, s’intende, con la caratteristica di non saziare. L’animo
vive le profonde, complesse, antiche emozioni umane e l’Arte senza dubbio può
contribuire a compensarle. E parimenti non c’è dubbio che il naturale bisogno di
soddisfare, ad esempio, la Curiosità, di esplorare il nuovo fino a
trascendere, venga ben inteso da tanta arte d’oggi. Buona arte,
s’intende, ma che ti lascia la fame.
Una fame inconscia – correlata ancora alla Paura,
alla Tristezza, anche all'Amore che quotidianamente ci abita – e che
non si sazia di affabulazioni interpretative, minimalismi ironici e ludici
intrattenimenti dell’Arte Attuale. Buona arte, s’intende, ma che si direbbe
leggera, evaporabile, se non evaporata. Come spuma gelificata, buona e poco
nutriente.
Se penso ad alcuni pittori del secolo scorso non del
tutto consapevoli del loro operare, spesso incompresi, agiti da una visione
archetipica (in senso junghiano) e li confronto con alcuni artisti di oggi,
inseriti nelle logiche del progetto, della sottile provocazione mediatica
legata al culto dell’originalità, se penso a quanto ora prevalga la razionalità
comunicativa sul mistero dell’espressione artistica, la velocità sulla lentezza,
il sistema sull'individuo, resto basito. Anzi, mi sento denutrito. L’Arte che
consola le mie tristezze, che sorregge le mie paure vive nel passato ed
inseguire la Curiosità dell’attualità non mi basta. Ahimè, l’Arte
Evaporata mi affama…