Tu che
deludi ed innamori ogni sempre,
che esisti
non essendo
e colori
d’arcobaleno i sogni,
più che di
me, tutt'altro.
E che,
frainteso, m’illudi
e volgi cupo al disincanto,
miele
nell'amaro
e miele
nel miele, poi,
al
sorridere dei giorni.
Rondine
che torna per partire
e vive
finché vola,
ballo che,
fermo,
non
t’affatica.
Eppure, non
consola.
Porti il tuo pensiero ad affacciarsi ad altre menti. Sai essere, sai esitere e, devo dire, consoli chi ti legge. Per me è sempre un piacere ascoltare la tua profondità. Grazie Giuseppe.
RispondiEliminaCarissimo Giuseppe, l'ultimo verso dice:"Eppure,non consola".In questo tempo sospeso che ci inchioda, le tue parole hanno il potere di liberare la mente dall' immobilità della paura.Tu sai consolare chi ti legge.
RispondiEliminaGrazie Giuseppe.
Luisa
Ora leggo il commento precedente al mio e ti assicuro che non ho attinto da quelle parole.Eppure il concetto è quasi lo stesso. È la prova, se mai ne avessi bisogno, che tu sai consolare nel senso più alto del termine, chi si ferma sui tuoi versi.
RispondiEliminaLuisa