Ora so che non ce n’è:
che la lingua s’è fatta secca,
finta e via via inaridita,
che le parole si son fatte sciocche
per il mondo semplice di oggi
che semplice non è.
Ora so che i poeti s’arrenderanno,
orneranno di blablà il passato
e abiteranno comodi
i libri d’ una riserva indiana.
Cosicché ogni canto
testimoni versi miseri come
“ora so che non ce n’è”
nel conforto codardo
del “così fan tutti”.
Sembra un incitamento per tutte quelle persone, per tutti quei poeti o presunti tali, di riprendere il filo della parola cosciente, interrotto a causa del male d'essere di questi tempi. Così lo interpreto... rimangono esistenze "comode" ove adagiarsi su parole già dette. Una bella poesia che rende chiaro il concetto dell' " adesso". Complimenti come sempre caro Giuseppe.
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