Quello che cercavo nei tuoi occhi,
cadeva dai tuoi occhi
come una luce spenta,
dalle palpebre alla bocca,
dall’equatore al polo.
Era allora che cercavo d’aiutarti
come sanno i più sciocchi:
col sorriso e l’ironia,
eppoi con il fare perfetto
di chi non esiste,
non sbaglia e non difetta mai.
Ora so che il dolore umano
è troppo per tutti
e anche i figli non possono
e i bimbi ancor meno.
E solo il tempo è un porto,
un frustolo di cielo sereno.
Difficile inserire un commento a questa tua poesia. Mi trovo in imbarazzo come un bambino che ha voglia di dire qualcosa ma gli mancano le parole. Sento il tuo dolore e lo provo a mia volta... la speranza rimane in quel porto, in quel pezzetto di cielo sereno. Ti saluto Giuseppe. Grazie.
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