Fu così
che il cielo notturno si squarciò
e, d’improvviso, comparve
la scia dei satelliti spia,
che il mare prosciugò
e, dal fondo, risorsero
le scorie lasciate dal mondo,
che la pelle dei potenti trasparì
e mostrò l’animale mai estinto
che in tutti albergava.
Anche la banalità del male
ambiva a un selfie di gloria,
ad apparire soltanto un oggi
senz'esser mai stata Storia.
Anche questa poesia ha contenuto... contenuto che va valutato, in silenzio, perché in essa ci siamo tutti. E tutti abbiamo un posticino dentro quelle scorie. Certo è che sei grande quando descrivi il selfie di gloria. Bravo Giuseppe. Ogni volta ti leggo e non smetto mai di stupirmi. Un caro saluto.
RispondiEliminaagi