Dopo che, scendendo il fiume,
hai trovato il mare
e che, scalando il monte,
hai trovato la vetta,
e non vedi ora che onde,
e non vedi oltre che nubi,
puoi sognare possa esistere
felice una nuova costa,
e, oltre ancora,
vi siano mille e più stelle,
ma, qui intanto, sulla vetta del mare,
in silenzio,
rimane disarmante la distanza,
s’avverte tragico il naufragio,
e, a un passo, orrido, il precipizio.
Che bella Giuseppe! Hai saputo creare un nuovo punto di riferimento... per la vita, pur sapendo che la stessa rimarrà, vorrei dire, tragicamente uguale. Io non so giudicare ma dico semplicemente quello che penso e quello che penso ora, in questo momento, è che dentro di te devi avere qualcosa che comunque vada la vita, sa tamponare le ferite. Ed è il saper sognare, appunto, che possa esistere una nuova costa o migliaia di nuove stelle pronte a farsi ammirare. Bada bene, Giuseppe, questa è la considerazione che ho del tuo animo... Il mio è un punto di vista di chi non legge altro che una profondità venuta così chiaramente in superfice, seza presunzione di sapere, ma solo con lo spirito pulito di chi ancora galleggia e respira, di interpretare il creato artistico di un amico. Ciao Giuseppe e ancora tanti complimenti
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