giovedì 8 ottobre 2020

Essere invisibili

 


Da giovane ero magrissimo. Un longilineo, tanto magro da dovere sopportare chi, ironicamente, mi dileggiava per non produrre ombra. Col passare degli anni, acquistando una dozzina di chili, ho raggiunto l’epiteto di magro (con ombra annessa), diventando nei fatti però, paradossalmente invisibile. Non nel corpo carneo ovviamente, bensì nel corpo sociale. “Un effetto dovuto alla senilità. - subito ha suggerito una caustica schiera di persone - Manuali, libri e riviste ti spiegano perché, e molto sensatamente”. Ma al di là delle ragioni e del naturale conseguente sconforto, un aspetto proprio, un vissuto personale, sembra non voler quadrare. Da giovane ero un artista tribolato che traeva forza e resilienza dalla speranza che almeno la vecchiaia mi avrebbe ripagato. Non in termini economici, sia chiaro, ma tramite un decoroso riconoscimento sociale o, esagerando, attraverso la stima della propria comunità territoriale. I pittori – si diceva allora - diventano maestri da vecchi e famosi da morti. Ma a quanto pare, a me è stata donata l'altrui indifferenza. Non la critica avversa, la contrarietà, il disprezzo, ma soltanto il merito dell’invisibilità che magistralmente, già da vivo, mi annovera nell'oblio dei morti. Ovviamente senza fama.


1 commento:

  1. Hai accertato che questa che tu esprimi sia la verità? Hai fatto indagini appropriate o è il frutto di un tuo pensiero? Perché io, che davvero non sono stato e non sono un artista ma un sognatore con un occhio rivolto alla realtà, mi capita di vedere un vero artista e ogni volta che lo leggo dico a me stesso di imparare dal suo profondo animo e di apprezzarmi per quello che sono... io sì, a ben guardare potrei considerarmi un invisibile a tutti gli effetti. Ciao Giuseppe,un abbraccio.
    agi

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