mercoledì 19 agosto 2020

Non un granché








Finisce così. Senza un granché. Il desiderio che accende gli animi, che stimola progetti e muove verso arditi obiettivi, fondamenta sicure non ne ha. Già!, come il luogo comune suggerisce, voluto un milione se ne cercano due e avutene due, se ne cercano quattro. Viceversa, anche il cioccolato, presentato sempre - a colazione, pranzo e cena – inesorabilmente stanca.
Il desiderio sembra sempre altrove, tanto da finire così, senza un granché, per inflazione, compulsione o forse perché la prospettiva è mal posta e l’azione inefficace. Grandi maestri si sono avvicinati alla sua natura percorrendo strade mistiche, filosofiche e psicoanalitiche ed ora anche le neuroscienze provano a contribuire, esplorando i complessi sistemi neuronali della ricompensa. Ma raggiungere un obiettivo, anche per loro, non è un granché. Dopo un’iniziale sensazione di appagamento, anche il benessere viene a noia ed il desiderio ricomincia a muovere la ruota. La mancanza ritorna ad essere padrona e la tensione carbura il motore verso nuove mete.
Gli obiettivi motivanti dunque abbagliano. Se esiste, la sostanza desiderata sembra stare nei valori umani che li sottostanno: dalla sicurezza personale alla sfida avventurosa, dalla solidarietà allo status sociale. Una miriade di profonde esigenze relazionali e non, emotive e cognitive, materiali e spirituali, condizionate dal contesto storico-geografico in cui si vive. Il desiderio pare rincorrere questi valori non raggiungendoli mai, semmai accompagnandoli coerentemente, unico possibile traguardo.
Tutta l’articolata (e incompleta) premessa per giungere a considerare il desiderio di Bellezza artistica, e constatare, ahimè, che persone colte, benestanti e privilegiate, ben diversamente dal passato, si mostrano proprio a ciò poco interessate, partecipi e coinvolte.
I nuovi fortunati potrebbero, ma non coltivano. E non perché manchi loro il valore del Bello, bensì perché questo viene inseguito attraverso obiettivi fuorvianti. Narcisistici, soprattutto. Moltitudini di immagini personali, postate nei social, rigenerate da filtri irreali, opere visive proprie (senza mestiere e con poca Storia dell’Arte) gettate e confuse in cataloghi multimediali, testi di apprendisti scrittori accostati ad aforismi di Grandi, musica usa e getta, turisti indecisi tra un museo ed un ipermercato…Il desiderio perciò ambisce a smartphone aggiornati, a spazi espositivi comperabili, reiterate pubblicazioni a pagamento e a viaggi pubblicizzati… Senza mai incantarsi davanti al talento degli altri. Un bello friabile. Un abbaglio di superficie in mancanza di profondità consapevoli.
Tutto perché finisca così. Senza peccato, senza reato, senza un granché.

2 commenti:

  1. Ciao Giuseppe. Sai, potrei esserci anch'io fra le moltitudini di apprendisti scrittori che nomini nel tuo post... i social li frequento e potrei apparire così. Ma è il mio desiderio che, credo sia differente e qui non mi dilungo perché potrei sembrare voler a tutti i costi essere diverso, essere migliore. Non sono un granché, questo è vero... ma sono qui soprattutto per dirti che il tuo pensiero mi trova d'accordo. Tante le evoluzioni progettate a tavolino e lanciate sul mercato per deviare le realtà della vita,per offuscarne il senso di bellezza e fare in modo che essa, che dovrebbe ardere di desiderio sano, pulito, non risulti granché... una postilla: a me il cioccolato a colazione, pranzo e cena, non stanca mai... serve non abusarne. Un abbraccio Giuseppe, ciao.
    agi

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    1. Caro Antonio, ovviamente io stesso non sono un granché...Soggiaccio alle stesse trappole accennate nello scritto. La prima è desiderare di essere un granché...
      Grazie. Un abbraccio

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