Finisce così. Senza un granché. Il desiderio che
accende gli animi, che stimola progetti e muove verso arditi obiettivi, fondamenta
sicure non ne ha. Già!, come il luogo comune suggerisce, voluto un milione se ne
cercano due e avutene due, se ne cercano quattro. Viceversa, anche il cioccolato, presentato sempre - a colazione, pranzo e cena – inesorabilmente stanca.
Il desiderio sembra sempre altrove, tanto da finire
così, senza un granché, per inflazione, compulsione o forse perché la
prospettiva è mal posta e l’azione inefficace. Grandi
maestri si sono avvicinati alla sua natura percorrendo strade mistiche,
filosofiche e psicoanalitiche ed ora anche le neuroscienze provano a
contribuire, esplorando i complessi sistemi neuronali della ricompensa. Ma raggiungere
un obiettivo, anche per loro, non è un granché. Dopo un’iniziale sensazione di
appagamento, anche il benessere viene a noia ed il desiderio ricomincia a
muovere la ruota. La mancanza ritorna ad essere padrona e la tensione carbura
il motore verso nuove mete.
Gli obiettivi motivanti dunque abbagliano. Se esiste,
la sostanza desiderata sembra stare nei valori umani che li sottostanno: dalla
sicurezza personale alla sfida avventurosa, dalla solidarietà allo status
sociale. Una miriade di profonde esigenze relazionali e non, emotive e
cognitive, materiali e spirituali, condizionate dal contesto storico-geografico
in cui si vive. Il desiderio pare rincorrere questi valori non raggiungendoli
mai, semmai accompagnandoli coerentemente, unico possibile traguardo.
Tutta l’articolata (e incompleta) premessa per
giungere a considerare il desiderio di Bellezza artistica, e constatare, ahimè,
che persone colte, benestanti e privilegiate, ben diversamente dal passato, si
mostrano proprio a ciò poco interessate, partecipi e coinvolte.
I nuovi fortunati potrebbero, ma non coltivano. E non
perché manchi loro il valore del Bello, bensì perché questo viene inseguito
attraverso obiettivi fuorvianti. Narcisistici, soprattutto. Moltitudini di immagini
personali, postate nei social, rigenerate da filtri irreali, opere visive
proprie (senza mestiere e con poca Storia dell’Arte) gettate e confuse in
cataloghi multimediali, testi di apprendisti scrittori accostati ad aforismi di
Grandi, musica usa e getta, turisti indecisi tra un museo ed un ipermercato…Il desiderio perciò ambisce a smartphone aggiornati, a spazi espositivi
comperabili, reiterate pubblicazioni a pagamento e a viaggi pubblicizzati… Senza
mai incantarsi davanti al talento degli altri. Un bello friabile. Un abbaglio
di superficie in mancanza di profondità consapevoli.
Tutto perché finisca così. Senza peccato, senza reato,
senza un granché.
Ciao Giuseppe. Sai, potrei esserci anch'io fra le moltitudini di apprendisti scrittori che nomini nel tuo post... i social li frequento e potrei apparire così. Ma è il mio desiderio che, credo sia differente e qui non mi dilungo perché potrei sembrare voler a tutti i costi essere diverso, essere migliore. Non sono un granché, questo è vero... ma sono qui soprattutto per dirti che il tuo pensiero mi trova d'accordo. Tante le evoluzioni progettate a tavolino e lanciate sul mercato per deviare le realtà della vita,per offuscarne il senso di bellezza e fare in modo che essa, che dovrebbe ardere di desiderio sano, pulito, non risulti granché... una postilla: a me il cioccolato a colazione, pranzo e cena, non stanca mai... serve non abusarne. Un abbraccio Giuseppe, ciao.
RispondiEliminaagi
Caro Antonio, ovviamente io stesso non sono un granché...Soggiaccio alle stesse trappole accennate nello scritto. La prima è desiderare di essere un granché...
EliminaGrazie. Un abbraccio